Il salto d’immagine – esercizio per l’insufficienza di convergenza

E’ il nostro esercizio preferito, perché lo possono fare tutti.

Ponendo di fronte al nostro naso due bastoncini a due distanze diverse, uno davanti e uno dietro, il paziente deve osservare la punta del bastoncino più vicino e nello stesso tempo percepire doppia la punta del bastoncino più lontano, e viceversa. All’inizio è molto faticoso ma piano piano diventa molto agevole, per complicarlo un po’ possiamo modificare le distanze tra i bastoncini e tra il paziente e i bastoncini.

I bastoncini possono diventare matite, penne luminose, abbassalingua con adesivi divertenti… via libera alla fantasia!

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Insufficienza di convergenza: leggere non è sempre un piacere

L’insufficienza di convergenza è una condizione per la quale i due occhi, quando è loro richiesto di osservare per medi o lunghi periodi oggetti vicini, non riescono a convergere, si noterà pertanto che uno dei due occhi non fisserà nella stessa direzione del controlaterale, bensì risulterà deviato verso l’esterno.

Alcuni pazienti per tentare di spiegare il sintomo al proprio specialista riferiscono la sensazione dei avere un ”occhio che scappa”.

L’insufficienza di convergenza viene di solito diagnosticata in bambini e adolescenti in età scolare. Può causare difficoltà di lettura, per cui i genitori o gli insegnanti potrebbero sospettare che il bambino abbia difficoltà di apprendimento piuttosto che un disturbo agli occhi.

La sintomatologia dell’insufficienza di convergenza può essere varia, e non sempre manifestata, ma ciò non vuol dire che questa patologia non sia da trattare, anzi è soprattutto in questi casi, in cui la sintomatologia è stata “soppressa” che si sta instaurando un problema più importante, la soppressione dell’occhio non fissante.

Torniamo un attimo alla sintomatologia:

  • Occhi stanchi
  • Mal di testa
  • Difficoltà a leggere, le parole sembrano muoversi nella pagina, e si perde spesso il segno
  • Visione doppia dopo aver terminato il lavoro
  • Difficoltà a concentrarsi
  • Bisogno di strizzare gli occhi, o voglia di chiudere un occhio per vedere bene.

Complicanze del non trattamento

La difficoltà di lettura e la scarsa concentrazione che ne deriva,  possono influire sull’apprendimento del bambino o dell’adolescente. L’insufficienza di convergenza non causa difficoltà di apprendimento, ma rende difficile e stancante l’esecuzione dei lavori per vicino, come i compiti.

L’insufficienza di convergenza in genere non viene rilevata negli esami oculistici di routine. La difficoltà di lettura dei bambini, soprattutto all’inizio della carriera scolastica, con insufficienza di ocnvergenza, potrebbero portare a una valutazione di “difficoltà di apprendimento – DSA“, è importante quindi fare uno screening generale.

Come gestire l’insufficienza di convergenza?

I pazienti affetti dall’insufficienza di convergenza possono avere una visione normale, per questo al momento della visita è importate segnalare le preoccupazioni relative alla lettura e all’attenzione.

Nella normale pratica clinica, dopo un’accurata analisi delle paziente e dei suoi atteggiamenti (strizza gli occhi? Non riesce a guardare negli occhi l’operatore? Devia sempre lo sguardo? Si confonde quando legge?…) vengono proposti esercizi mirati e/o occhiali per migliorare la capacità di convergenza.

Il trattamento può essere eseguito anche a casa, dopo aver ben compreso come eseguirlo e rimanendo sempre in contatto con il vostro specialista.

Alcuni fra i nostri esercizi preferiti sono nella sezione Giochi Visivi 

Gli esercizi che proponiamo sono semplici, ma vanno sempre eseguiti sotto controllo dell’ortottista.

Pronti con la palestra?

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Bambini e occhiali

Consigli sulla scelta dell’occhiale per il proprio bambino!

Piccoli Quattrocchi Crescono

Gli occhiali per bambini possono essere una questione difficile. Da un lato, i bambini possono essere spesso smemorati e incuranti, quindi potrebbero perdere o rompere gli occhiali.

D’altra parte, i bambini possono essere piuttosto ostinati, e possono anche rifiutare di indossare gli occhiali.

Con questi semplici consigli, tuttavia, è possibile convincere il vostro bambino a fare la cosa giusta e usare nel modo più consono i suoi occhiali.

Consigli Utili

  • Nessun fastidio. E’ necessario dire a vostro figlio che indossare gli occhiali da vista è necessario per vedere bene, e che ben presto lo considererà una routine. Provate a rendere l’utilizzo dell’occhiale più divertente per loro, scegliendo semplicemente la più bella cornice da porre intorno ai loro occhi , per trasformarlo come per magia, nel suo Supereroe preferito.
  • Scegliere uno stile confortevole. Assicuratevi che l’ occhiale del bambino sia il più adatto e giusto, non troppo stretto, non troppo largo. Poiché la base del naso dei bambini non è ancora completamente sviluppata, scegliere una montatura con i naselli regolabili è la soluzione ideale. Gli Occhiali devono essere leggeri, per cui la celluloide è preferibile se paragonata al tradizionale occhiale di metallo in termini di materiali.
  • Lasciate scegliere il disegno al bambino. Ci sono molte opzioni disponibili per i bambini ormai. Gli occhiali possono essere personalizzati con i personaggi e colori di ogni tipo. Se il bambino sceglie la montatura con il suo disegno/colore preferito, sarà più probabile che indossi gli occhiali con piacere.
  • Attaccare gli occhiali ad una catenella. Questo impedisce al bambino di perdere gli occhiali ogni volta che li toglie (es. ricreazione). Inoltre, dato che sono già appesi al collo, sarà più probabile che il bambino si ricordi di rimetterli. È comunque buon senso insegnarli ad usare l’astuccio (anche questo può essere personalizzato) quando deve fare sport o giochi di contatto per evitare che possa prima di tutto farsi male con l’occhiale stesso e poi romperlo.
  • Dare il buon esempio. Se anche voi genitori portate di occhiali , il vostro bambino sarà più abituato all’idea e sarà portato ad imitare le vostre azioni. Se il genitore si prende cura dei propri occhiali, il bambino probabilmente farà lo stesso

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L’occhio umano: una fotocamera da 576 megapixel

Esattamente ora, mentre state leggendo questo articolo, state sperimentando il grandioso fenomeno della visione e tutto ciò che appare di fronte a voi ha  una risoluzione perfetta.

Ma se volessimo quantificare tale perfezione in megapixel, quale sarebbe la risoluzione dell’occhio umano? È difficile confrontare la risoluzione dell’occhio umano con la risoluzione di una fotocamera digitale perché i concetti sono diversi.

Roger N. Clark sfruttando il concetto di “risoluzione angolare” ha calcolato di quanti piccoli elementi individuali (pixel)  un’immagine, che occupa l’intero campo visivo, deve essere composta affinché il nostro occhio la percepisca come un’immagine unica.

L’occhio umano ha quindi una risoluzione di 576 megapixel.

Badate bene però che si tratta di un’approssimazione che assume che in qualsiasi punto dell’occhio, dalla fovea alla periferia, ci sia la stessa acuità visiva, ossia la stessa risoluzione angolare.

Sembrerebbe infatti che il più delle volte il nostro occhio sia una fotocamera da 7 megapixel, che corrisponde alla risoluzione della fovea durante una singola occhiata, risoluzione sufficiente per far sì che tutti i pixel di cui è composta l’immagine, che appare nel nostro campo visivo, siano impercettibili.

Per comprendere meglio la capacità dei nostri occhi di risolvere anche i più piccoli dettagli di un’immagine, è necessario comprendere brevemente  come avviene lo spettacolare processo della visione.

La prima parte del processo visivo è meccanica: la luce passa attraverso la cornea, la pupilla ed il cristallino (anche semplicemente definito lente). La quantità di luce che passa attraverso la cornea è regolata dall’iride, ossia quella porzione anteriore dell’occhio che ne determina il colore, e che circonda la pupilla e ne regola le dimensioni.

In piena luce, infatti, l’iride riduce le dimensioni della pupilla, che lascia entrare meno luce, mentre in penombra, l’iride espande la pupilla, lasciando entrare più luce.

I muscoli e i legamenti ciliari fanno sì che il cristallino cambi forma, consentendo alla lente di focalizzare la luce sulla retina. Questo processo è chiamato accomodazione.

Con l’invecchiamento, il cristallino diventa meno flessibile e la capacità dell’occhio di concentrarsi su oggetti vicini è ridotta (presbiopia creare collegamento interno sito).

Dalla retina partono infine fasci di fibre nervose collegate al cervello dove avviene l’elaborazione dell’immagine che rappresenta la seconda fase del processo visivo.

L’occhio umano presenta caratteristiche uniche ed eccezionali non solo se confrontato con gli strumenti digitali oggi disponibili, ma anche rispetto a quasi tutte le specie di primati esistenti.

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I risvolti psicologici della visione

Il contatto visivo è una delle capacità più importanti che permette all’individuo di entrare in interazione con chi lo circonda.

Basti pensare che  gli occhi del neonato sono fatti per mettere a fuoco dai 17 ai 30 cm , che è esattamente la distanza tra lui e il volto della mamma quando lo nutre al seno stabilendo così il suo primo importantissimo rapporto d’amore.

A partire dai 2 mesi inoltre il bambino inizia a sviluppare meglio la vista, attraverso cui  realizzerà le esperienze più significative nei suoi primi anni di vita favorendone lo sviluppo cerebrale e psicomotorio.

Grazie alla vista siamo quindi in grado sia di esplorare il mondo esterno, sia  di apprendere le novità che esso ha da offrirci.

Lettura, scrittura, lavoro alla lavagna e al computer, sono alcuni dei compiti che ogni giorno un individuo sarà chiamato a svolgere.

Tuttavia, già da bambino possono subentrare alterazioni visive, ed è per questo che il processo dello sviluppo psicomotorio potrebbe divenire molto lungo e complesso.

Se le abilità visive  non sono sufficientemente sviluppate il processo di apprendimento potrebbe diventare difficoltoso e stressante: disagio nell’affrontare i compiti e nello stare a scuola, affaticamento eccessivo con ridotte capacità attentive, frequenti mal di testa ed evitamento di quelle situazioni che lo mettono in difficoltà sono alcuni dei segnali di malessere che il bambino si trova a vivere.

Anche la sfera relazionale e comunicativa potrebbero essere intaccate portando ad una diminuzione dell’autostima, ad un senso di inferiorità rispetto ai compagni con conseguente chiusura e abbassamento del tono dell’umore.

Diventa quindi importante captare i segnali di disagio del bambino attuando un intervento tempestivo al fine di indurre un miglioramento sia della performance scolastica sia, più in generale, della sua qualità di vita.

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Woobbly Eyes

IL NISTAGMO

“Things to remember”

  • Le persone con nistagmo, rispetto a chi gode di una buona visione, hanno bisogno di più tempo per vedere e processare le informazioni. Effettivamente loro impiegano più tempo per vedere le cose, soprattutto nelle situazioni in cui c’è movimento e confusione.
  • Il nistagmo colpisce anche la velocità di reazione, la coordinazione occhio-mano e qualche volta l’equilibrio.
  • La loro visione varia durante il giorno e può peggiorare quando sono più stanche, in uno stato di ansia o di malessere. Probabilmente chi è loro vicino può notare in questi momenti un aumento del movimento dei loro occhi.
  • Anche se le persone con nistagmo posso arrivare a leggere caratteri molto piccoli, questo non vuol dire che possono sostenere in maniera confortevole una lettura lunga di un testo scritto molto piccolo.
  • Spesso non possono riconoscere le persone in lontananza, per questo motivo la gente non deve pensare che venga ignorata o che la persona che non l’ha riconosciuta sia diventata maleducata. Spesso anche se molto vicini è difficile, per loro, riconoscere le espressioni dei volti o le loro caratteristiche.
  • Qualche volta, involontariamente, le persone affette da nistagmo girano la testa, a destra e sinistra, per vedere meglio.
  • Hanno bisogno di vedere molto da vicino gli oggetti che devono osservare. Questo vuol dire, per esempio, nel caso dei bambini, sedere ai banchi davanti, avere un proprio blocco per gli appunti e un proprio libro. In questo caso condividere con un compagno di banco può essere più difficoltoso.
  • La forte luce del sole e i riflessi rendono le cose più difficili. Molte persone con nistagmo sono fotofobiche, non a causa del nistagmo di per sé ma perché a volte questa condizione si accompagna a patologie associate come l’albinismo, o la distrofia dei coni e bastoncelli, o la miopia elevata.
  • Infine, oltre alla difficoltà visiva, il nistagmo rende chi ne soffre un po’ insicuro. Non è uno scherzo soffrire di nistagmo.
  • Ma con un po’ di pazienza le cose possono diventare più semplici.

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